Gli autoanticorpi del corpo aiuteranno a migliorare l'efficacia dell'immunoterapia contro il cancro

Un nuovo studio ha scoperto che gli autoanticorpi, proteine immunitarie tradizionalmente associate alle malattie autoimmuni, potrebbero avere un profondo impatto sul modo in cui i pazienti oncologici rispondono all'immunoterapia.

Lo studio, pubblicato su Nature, potrebbe rappresentare una svolta nella soluzione di uno dei problemi più sconcertanti della moderna scienza oncologica: perché gli inibitori dei checkpoint immunitari aiutano alcuni pazienti ma non altri e come la loro efficacia potrebbe essere estesa a un maggior numero di persone.

"La nostra analisi dimostra che alcuni autoanticorpi naturali possono aumentare significativamente la probabilità di riduzione del tumore", ha affermato l'autore senior Aaron Ring, MD, PhD, professore associato presso il Fred Hutch Cancer Center. "Abbiamo osservato casi in cui gli autoanticorpi hanno aumentato la probabilità di risposta agli inibitori dei checkpoint immunitari da cinque a dieci volte".

Lo studio suggerisce che gli autoanticorpi potrebbero aiutare a identificare i punti deboli del cancro e indicare nuovi bersagli per il trattamento.

Gli autoanticorpi sono proteine prodotte dal sistema immunitario che riconoscono i tessuti del corpo stesso. Sono generalmente noti per il loro ruolo dannoso nello sviluppo di malattie autoimmuni come il lupus o l'artrite reumatoide. Tuttavia, si stanno accumulando prove che, in alcuni casi, gli autoanticorpi possano avere effetti benefici inaspettati sulla salute.

"Per molti anni, si è pensato che gli autoanticorpi fossero solo agenti dannosi nelle malattie autoimmuni, ma stiamo scoprendo che possono anche agire come potenti agenti terapeutici integrati", ha affermato Ring, che dirige l'Immunotherapy Lab e detiene la cattedra Anderson Family. "Il mio laboratorio si concentra sulla mappatura di questa farmacologia nascosta per trasformare queste molecole naturali in nuovi farmaci contro il cancro e altre malattie".

Nello studio, Ring e i suoi colleghi hanno utilizzato un test ad alto rendimento da lui sviluppato, REAP (Rapid Extracellular Antigen Profiling), per esaminare più di 6.000 tipi di autoanticorpi in campioni di sangue di 374 pazienti oncologici trattati con inibitori dei checkpoint e 131 persone sane.

Gli inibitori dei checkpoint immunitari hanno rivoluzionato il trattamento di molti tumori, tra cui il melanoma e il carcinoma polmonare non a piccole cellule, consentendo al sistema immunitario di riconoscere e attaccare il tumore. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono a queste terapie e in molti casi l'effetto antitumorale è incompleto e non porta alla guarigione.

Le analisi REAP hanno rivelato che i pazienti oncologici presentavano livelli di autoanticorpi significativamente più elevati rispetto alle persone sane.

È importante notare che alcuni autoanticorpi sono stati fortemente associati a risultati clinici più favorevoli, il che suggerisce un loro possibile ruolo nel migliorare l'efficacia dell'immunoterapia.

Ad esempio, gli autoanticorpi che bloccano il segnale immunitario interferone sono stati collegati a migliori effetti antitumorali degli inibitori dei checkpoint immunitari. Ciò è coerente con altri studi che hanno dimostrato che un eccesso di interferone può indebolire il sistema immunitario e ridurre l'efficacia dell'immunoterapia.

"In alcuni pazienti, il sistema immunitario produceva letteralmente il proprio 'co-farmaco'", ha spiegato Ring. "I loro autoanticorpi neutralizzavano l'interferone, potenziando l'effetto degli inibitori dei checkpoint immunitari. Questo ci fornisce un chiaro modello per una terapia di combinazione che modula intenzionalmente la via dell'interferone per tutti gli altri pazienti".

Tuttavia, non tutti gli autoanticorpi si sono rivelati utili. Il team ne ha individuati diversi associati a esiti terapeutici peggiori, probabilmente perché interferivano con le principali vie immunitarie necessarie per la risposta antitumorale. Trovare il modo di eliminare o neutralizzare questi autoanticorpi dannosi potrebbe offrire un'altra promettente strada per migliorare l'efficacia dell'immunoterapia.

"Questo è solo l'inizio", ha detto Ring. "Stiamo ora estendendo la ricerca ad altri tumori e trattamenti per utilizzare o bypassare gli autoanticorpi, in modo che l'immunoterapia possa aiutare molti più pazienti".