È stato riscontrato un legame tra la tricomoniasi e il cancro alla prostata

Gli scienziati della Facoltà di Biologia Molecolare della Washington State University hanno scoperto un meccanismo che collega la tricomoniasi al cancro alla prostata.

Tra tutte le malattie sessualmente trasmissibili, la tricomoniasi è la più comune. Il numero di persone infette da questa malattia è di circa 170 milioni all'anno.

Le donne che contraggono l'infezione rischiano di avere gravi complicazioni durante la gravidanza e conseguenze che includono l'aborto spontaneo.

Negli uomini questa malattia si manifesta spesso in modo asintomatico, per cui è molto difficile individuarla.

Negli uomini infettati da questo tipo di infezione, il rischio di sviluppare un cancro alla prostata aumenta del 40%.

Gli scienziati hanno scoperto un meccanismo molecolare che aumenta significativamente il rischio di cancro alla prostata negli uomini

Gli scienziati hanno ipotizzato per la prima volta un legame tra questo tipo di tumore maligno e la tricomoniasi già nel 2006. Anche i ricercatori della Washington State University hanno studiato questa relazione.

Dopo la pubblicazione dei risultati della ricerca, la teoria degli scienziati è stata confutata, ma gli specialisti dell'Università di Harvard l'hanno nuovamente confermata.

Per mettere i puntini sulle i e le crocette sulle t, gli scienziati hanno deciso di studiare questo problema più in dettaglio.

Nel corso di nuove ricerche, gli autori hanno scoperto che l'attività vitale dei Trichomonas è accompagnata da una cascata di segnalazione cellulare che coinvolge proteine come PIM1, c-MYC e HMGA1.

In una certa fase dell'infiammazione della prostata, provocata dalla penetrazione dei microbi dei Trichomonas, gli scienziati hanno scoperto molecole della proteina ricombinante PIM-1, che stimola la crescita delle cellule tumorali e ne supporta l'attività attiva.

Secondo gli esperti, il virus che causa la tricomoniasi, il Trichomonas vaginalis, ha la capacità di "accendere" e "spegnere" diversi geni, innescando una cascata di effetti a catena attaccandosi alle cellule sane.

"È come un interruttore che puoi accendere e spegnere per controllare la luce. Se non riesci a controllare l'intensità, puoi diventare cieco. Questo è il vero problema", afferma il professor John Alderete.

Gli autori dello studio sottolineano che l'identificazione di questo meccanismo contribuirà a creare metodi nuovi e più efficaci per rilevare e trattare il cancro alla prostata negli uomini.

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