Uno studio suggerisce che la frequenza delle feci è legata alla salute a lungo termine

Una nuova ricerca dell'Institute for Systems Biology (ISB) dimostra che la frequenza delle evacuazioni intestinali è correlata alla salute a lungo termine.

Un team di ricercatori dell'ISB ha esaminato dati clinici, comportamentali e multi-omici di oltre 1.400 adulti sani. Hanno scoperto che la frequenza dell'evacuazione intestinale può avere un impatto significativo sulla fisiologia e sulla salute di una persona. I risultati sono pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine.

I ricercatori hanno analizzato i dati dei partecipanti a un programma gestito dall'azienda di prodotti per la salute Arivale. Lo studio ha incluso solo adulti sani, escludendo quelli con determinate patologie o che assumevano farmaci.

I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi in base alla frequenza delle evacuazioni: stitichezza (da una a due volte a settimana), frequenza normale-bassa (da tre a sei volte a settimana), frequenza normale-alta (da una a tre volte al giorno) e diarrea. Il team ha poi cercato correlazioni tra la frequenza delle evacuazioni e fattori quali dati demografici, genetici, microbioma intestinale, metaboliti del sangue e chimica del plasma.

Risultati della ricerca

1. Associazione con variabili demografiche: lo studio ha rilevato che età, sesso e indice di massa corporea (BMI) erano significativamente associati alla frequenza delle evacuazioni intestinali. I giovani, le donne e le persone con un BMI basso tendevano ad avere evacuazioni intestinali meno frequenti.

2. Impatto sul microbioma intestinale: Precedenti ricerche hanno dimostrato che la frequenza delle evacuazioni può avere un impatto significativo sulla funzionalità dell'ecosistema intestinale. Se le feci rimangono nell'intestino troppo a lungo, i microbi consumano tutte le fibre alimentari disponibili, fermentandole in benefici acidi grassi a catena corta. L'ecosistema passa quindi alla fermentazione delle proteine, che porta alla formazione di tossine che possono entrare nel flusso sanguigno.

I ricercatori hanno scoperto che la composizione del microbioma intestinale dei partecipanti allo studio era un indicatore della frequenza delle evacuazioni. I batteri fermentatori di fibre associati alla salute prosperavano in coloro che evacuavano da una a due volte al giorno. I batteri associati alla fermentazione delle proteine o al tratto gastrointestinale superiore erano più diffusi in coloro che soffrivano di stitichezza o diarrea.

3. Associazioni con metaboliti ematici e marcatori di chimica plasmatica: lo studio ha rilevato che diversi metaboliti ematici e marcatori di chimica plasmatica erano significativamente associati alla frequenza delle evacuazioni intestinali, suggerendo possibili collegamenti tra la salute intestinale e il rischio di malattie croniche. Ad esempio, i sottoprodotti della fermentazione proteica microbica noti per causare danni renali (p-cresolo solfato e indossil solfato) erano presenti in quantità maggiori nel sangue di persone con stitichezza. I livelli di composti chimici associati a danni epatici erano elevati nelle persone con diarrea.

4. Influenza della dieta e dello stile di vita: le persone che hanno dichiarato di seguire una dieta ricca di fibre, di mantenersi ben idratate e di fare regolarmente attività fisica avevano maggiori probabilità di raggiungere la "frequenza ottimale" per l'evacuazione intestinale.

Questo studio dimostra come la frequenza delle evacuazioni intestinali possa influenzare tutti gli apparati dell'organismo e come le anomalie possano rappresentare un importante fattore di rischio per le malattie croniche. I risultati potrebbero contribuire a sviluppare strategie per gestire la frequenza delle evacuazioni intestinali anche nelle popolazioni sane, al fine di ottimizzare la salute e il benessere.

Il Dott. Sean Gibbons, Professore Associato presso l'ISB e coautore dello studio, ha dichiarato: "La stitichezza cronica è stata collegata a malattie neurodegenerative e alla progressione verso l'insufficienza renale cronica nei pazienti con malattia attiva. Tuttavia, fino ad ora non era chiaro se le abitudini intestinali fossero fattori di rischio precoci per malattie croniche e danni agli organi o semplicemente una coincidenza nei pazienti affetti da malattie. In questo studio, in una popolazione sana, dimostriamo che la stitichezza in particolare è associata a livelli ematici di tossine note per causare danni agli organi, anche prima della diagnosi di malattia."